Di Mario Bamonte

Nel Vangelo propostoci dalla liturgia di domenica scorsa, abbiamo assistito al dialogo tra Gesù e Ponzio Pilato, durante il quale, attraverso le domande di Pilato e le risposte del Signore, le parole “re” e “mondo” assumono un senso nuovo.
La regalità di Cristo, che apparentemente può costituire una minaccia per Pilato e l’Impero Romano, in realtà non è tale poiché il “potere regale di Gesù, il Verbo incarnato, sta nella sua parola vera, la sua parola efficace, che trasforma il mondo”.
Così anche il mondo che in “Ponzio Pilato è quello dove il forte vince sul debole, il ricco sul povero, il violento sul mite, cioè un mondo che purtroppo conosciamo bene”, in Gesù è tutt’altro, poiché “il mondo di Gesù, infatti, è quello nuovo, quello eterno, che Dio prepara per tutti donando la sua vita per la nostra salvezza”.
Emerge allora una sorta di incomunicabilità, quasi un rifiuto da parte di Pilato, infatti Francesco evidenzia come “Gesù parla a Pilato da molto vicino, ma questi gli resta lontano, perché abita in un mondo diverso” che gli impedisce di comprendere la regalità di Cristo; per tale ragione il papa invita ciascuno di noi a domandarsi se Gesù è il nostro re.
Del resto spetta al nostro cuore comprendere quale mentalità abitiamo, se quella di Pilato o se quella di Gesù.
Mario Bamonte