Di Mario Bamonte
“Peccatori sì – lo siamo tutti –, corrotti no! Peccatori sì, corrotti no!”. Commentando la parabola dei due figlio, Francesco mette in relazione similitudini e differenze dei due figli dinanzi all’invito del Padre che li invitava a recarsi a lavoro nella vigna. Uno accetta l’invito, ma poi non si reca nella vigna, l’altro rifiuta, ma poi, pentitosi, va
I due figli sono entrambi imperfetti, ma il primo oltreall’imperfezione, manifesta anche la sua ipocrisia: “Egli non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci. Così si nasconde dietro a un “sì”, dietro a un finto assenso, che nasconde la sua pigrizia e per il momento gli salva la faccia, è un ipocrita”. Una ipocrisia che chiude il suo cuore e la sua coscienza a possibilità di conversione.
Il secondo, “quello che dice “no” ma poi va, è invece sincero. Non è perfetto, ma sincero. Certo, ci sarebbe piaciuto vederlo dire subito “sì”. Non è così ma, per lo meno, manifesta in modo schietto e in un certo senso coraggioso la sua riluttanza. Si assume, cioè, la responsabilità del suo comportamento e agisce alla luce del sole. Poi, con questa onestà di fondo, finisce col mettersi in discussione, arrivando a capire di avere sbagliato e tornando sui suoi passi. È, potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto”. Un imperfetto ma aperto alla redenzione.
L’imperfezione del peccato, dunque, è un qualcosa che appartiene a tutti noi, e dal quale è possibile redimersi, mentre la corruzione e l’ipocrisia sono mali più difficili da estirpare: “E per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione; per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi “sì”, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso “muro di gomma”, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male!”
Mario Bamonte