Di Mario Bamonte

Nel commentare il Vangelo di domenica, dal suo viaggio in Corsica, il papa ha voluto riprendere la domanda centrale del Vangelo proposto: “Che cosa dobbiamo fare?”, questa infatti la domanda che le folle rivolgono al Battista mentre egli annuncia la venuta del Cristo. Il papa evidenzia come il desiderio di prepararsi all’incontro con il Messia abita il cuore non di “quelli che socialmente sembravano essere più vicini, non i farisei e i dottori della legge, ma i lontani, i pubblicani, che erano considerati peccatori”.
Così anche noi, in cammino verso il Natale, potremmo rispondere a tale domanda: “Che cosa fare per prepararci al Natale?”
La risposta a questa domanda, come anche la Scrittura ci insegna, ci spinge a preparaci con due atteggiamenti diversi: sospetto o gioia.
L’attesa sospettosa è propria di chi, preso dai tanti problemi, smarrisce la letizia dell’anima, di chi “tutto preso da progetti mondani, non attende l’opera della Provvidenza. Non sa aspettare con la speranza che ci dà lo Spirito Santo”; di contro l’attesa gioiosa, che non è mera superficialità, rappresenta invece “una gioia del cuore, basata su un fondamento saldissimo, che il profeta Sofonia, rivolgendosi al popolo, esprime così: gioisci, perché «il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un Salvatore potente»”, la certezza che il Signore è in mezzo a noi ed è venuto a liberarci.
Dunque l’avvento del Signore è gioia in cui “in compagnia di Gesù scopriamo la vera gioia di vivere e di donare i segni di speranza che il mondo attende”, pertanto invitati ad attendere con speranza la venuta del Messia, poiché anche “davanti alle devastazioni che opprimono i popoli, la Chiesa annuncia una speranza certa, che non delude, perché il Signore viene ad abitare in mezzo a noi”.

Mario Bamonte