Di Mario Bamonte
Nel brano del Vangelo ascoltato la scorsa domenica, Gesù utilizza toni forti, propri del genere apocalittico, parlando del giorno della grande tribolazione, ma per non indurci alla paura, “coglie l’occasione per offrirci una diversa chiave di lettura, dicendo: «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»”
Il Santo Padre, partendo dalle parole di Gesù, ha voluto puntare la sua attenzione su ciò che passa e ciò che resta.
Ciò che passa, ricorda il papa, sono le crisi, i fallimenti, le amarezza, ma queste cose, anche se dolorose, divengono occasioni importanti poiché “ci insegnano a dare a ogni cosa il giusto peso, a non attaccare il cuore alle realtà di questo mondo, perché esse passeranno: sono destinate a tramontare”.
Ciò che resta, invece, è Cristo e la sua Parola, attraverso il quale impariamo a non vivere più sotto l’angoscia della morte, ma ad aprirci alla promessa della resurrezione e dell’eternità.
Il papa, concludendo, ci ricorda che “anche nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti il Vangelo ci invita a guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta”.
Mario Bamonte