Di Mario Bamonte

Il Vangelo ascoltato domenica ci ha messo in guardia dell’atteggiamento ipocrita di alcuni scribi.
Essi, che “leggevano, trascrivevano e interpretavano le Scritture”, chiamati dunque ad essere d’esempio, “invece di usare il ruolo di cui erano investiti per servire gli altri, ne facevano uno strumento di prepotenza e, di manipolazione. E succedeva che anche la preghiera, per loro, rischiava di non essere più il momento dell’incontro con il Signore, ma un’occasione per ostentare perbenismo e finta pietà, utile per attirare l’attenzione della gente e guadagnare consensi”.
Gesù ci invita a stare alla larga da questo atteggiamento ipocrita, ed invece a mostrare attenzione e tenerezza alle persone, specialmente le più bisognose, “a guardare gli altri, dalla propria posizione di potere, non per umiliarli, ma per risollevarli, dando loro speranza e aiuto”, dunque a mettere in pratica la compassione che lui stesso ci insegna attraverso i suoi gesti.
E proprio in virtù di ciò, il papa, all’Angelus di domenica, ha voluto esortarci ad esaminare il nostro rapporto con gli altri, dando conto a noi stessi dei nostri atteggiamenti e dei nostri modi di rapportaci con il prossimo.

Mario Bamonte