Di Mario Bamonte

Apertura, comunione e testimonianza sono le tre parole-chiave, attraverso le quali il Santo Padre ha voluto aiutarci a riflettere sulla liturgia della Parola domenicale, nella quale Gesù metteva in guardia i suoi dal non essere per alcuno, soprattutto i “piccoli”, motivo di scandalo.
In primo luogo occorre sempre aprirsi all’azione libera di Dio, che parla attraverso tutti: un’apertura che supera le nostre rigide chiusure. La liturgia di domenica, infatti, ci ha presentato due casi simili: Giosuè che protesta con Mosè per i due che profetizzavano nel nome di Dio e i discepoli che volevano impedire ad un tale di scacciare i demoni nel nome di Gesù perché, dice testualmente il discepolo Giovanni: “non ci seguiva”. L’apertura ci aiuta a capire che la nostra appartenenza a Cristo non è solo un titolo di vanto, ma un dono e che “la Comunità dei credenti non è una cerchia di privilegiati, è una famiglia di salvati, e noi non siamo inviati a portare il Vangelo nel mondo per i nostri meriti, ma per la grazia di Dio, per la sua misericordia e per la fiducia che, al di là di tutti i nostri limiti e peccati, Egli continua a riporre in noi con amore di Padre, vedendo in noi quello che noi stessi non riusciamo a scorgere”. Pertanto, ci esorta il papa, ad aprirci e cooperare “all’azione libera dello Spirito senza essere di scandalo, di ostacolo a nessuno con la nostra presunzione e la nostra rigidità, abbiamo bisogno di svolgere la nostra missione con umiltà, gratitudine e gioia”.
A ciò segue la comunione, l’opposto dell’individualismo che scandalizza. L’egoismo, ci ricorda il papa, schiaccia i piccoli, umiliandone la dignità, mentre “l’unica via della vita è quella del dono, dell’amore che unisce nella condivisione. La via dell’egoismo genera solo chiusure, muri e ostacoli – “scandali”, appunto – incatenandoci alle cose e allontanandoci da Dio e dai fratelli”.
Infine, la terza parola-chiave è la testimonianza. A tal proposito il papa pone come esempio Ana de Lobera, beatificata proprio domenica. La testimonianza, dunque, passa attraverso una vita umile e semplice, in cui mettere in pratica e vivere concretamente quel che con la bocca si professa.

Mario Bamonte