Di Mario Bamonte

“Davanti alle sofferenze del corpo e dello spirito, alle ferite dell’anima, alle situazioni che ci schiacciano, e anche davanti al peccato, Dio non ci tiene a distanza, Dio non si vergogna di noi, Dio non ci giudica; al contrario, Egli si avvicina per farsi toccare e per toccarci, e sempre ci rialza dalla morte”.
Con queste parole di papa Francesco potremmo riassumere il messaggio che il Vangelo ha voluto trasmetterci domenica scorsa. Gli episodi narrati dall’evangelista Marco: la fanciulla ammalata e l’emorroissa ci parlano di due miracoli di Gesù che “avvengono attraverso il contatto fisico. Infatti, la donna tocca il mantello di Gesù e Gesù prende per mano la fanciulla”. Un dettaglio di non poco conto se si ritiene che entrambi le donne, per la cultura del tempo, erano ritenute impure. Gesù però sfida tale pregiudizio, “si lascia toccare e non ha paura di toccare. Prima ancora della guarigione fisica, Egli mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra”.
Dio, ci ricorda il papa, non pratica tale separazione, non sono le condizioni esterne a renderci impuri, ma è un cuore impuro a renderci tali. E la condizione per guarire dalla nostra impurità, che è il peccato, è avere la stessa fede dell’emorroissa, la quale sa che per essere sanata ha bisogno di toccare il mantello di Gesù, perché sa che “Dio è uno che ti prende per mano e ti rialza, uno che si lascia toccare dal tuo dolore e ti tocca per guarirti e ridonarti la vita. Egli non discrimina nessuno perché ama tutti”.

Mario Bamonte