Il Vangelo di domenica ci presenta il dialogo tra Gesù e Nicodemo, un fariseo, capo dei Giudei e, al
tempo stesso, ammiratore di Gesù.
Le parole di Gesù, riportate dall’evangelista Giovanni, sono parole di speranza e di accoglienza:
“Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare” è la considerazione di Francesco.
Non di rado, ricorda il papa, il Vangelo ci parla di episodi in cui il Maestro legge il cuore degli
interlocutori, spesso smascherandone ipocrisie e falsità.
Infatti, “davanti a Gesù non ci sono segreti: Egli legge nel cuore, nel cuore di ognuno di noi. E
questa capacità potrebbe inquietare perché, se usata male, nuoce alle persone, esponendole a giudizi
privi di misericordia. Nessuno infatti è perfetto, tutti siamo peccatori, tutti sbagliamo, e se il Signore
usasse la conoscenza delle nostre debolezze per condannarci, nessuno potrebbe salvarsi”.
Gesù, al contrario, non viene a condannare le nostre miserie e della sua capacità di leggere i cuori
“non se ne serve per puntarci il dito contro, ma per abbracciare la nostra vita, per liberarci dai
peccati e per salvarci. A Gesù non interessa farci processi o sottoporci a sentenze; Egli vuole che
nessuno di noi vada perduto”.
Proprio partendo dalla pedagogia di Gesù, Francesco ci esorta a considerare i nostri giudizi, spesso
frettolosi e sferzanti, che, anziché salvare, condannano il nostro prossimo, chiedendo a Gesù stesso
di donarci il Suo sguardo di misericordia.
Di Mario Bamonte