Di Mario BamonteÂ
Dinanzi all’errore del fratello, si crea spesso il pettegolezzo, il chiacchiericcio che il papa definisce “una peste per la vita delle persone e delle comunità , perché porta divisione, porta sofferenza, porta scandalo, e mai aiuta a migliorare, mai aiuta a crescere”.
A questa logica del rancore, il papa oppone e propone l’ideale che Gesù lascia nel Vangelo del giorno: la correzione fraterna, “una delle espressioni più alte dell’amore, e anche delle più impegnative, perché non è facile correggere gli altri”.
Correggere chi è nell’errore è un impegno che richiede coraggio, e il papa invita a chiederci se abbiamo tale coraggio, se “le nostre comunità si fanno carico di chi cade”.
Rifuggire la tentazione del pettegolezzo, affrontando il fratello nell’errore a tu per tu, vincendo l’impulso di sparlare, ma dicendo“le cose in faccia con mitezza e gentilezza”. Se ciò non fosse sufficiente, cercare l’aiuto di due o tre persone, non tra coloro che amano giudicare, ma tra coloro che amano aiutare. Solo in ultima istanza cercare l’aiuto della comunità , non per mettere alla pubblica gogna il fratello nell’errore, ma per unire gli sforzi di tutti per aiutarlo a cambiare.
Affrontare l’errore, ma far giungere la vicinanza, l’affetto e il perdono a chi è nell’errore.
“Cosa fai tu: punti il dito o apri le braccia?” è la domanda che il papa ci lascia nell’Angelus di questa domenica.
Mario Bamonte